Nel bel mezzo della (Silicon) Valley, prima di arrivare a San Josè, nel 2002 è stata costruita ‘Santana Row’. 450 milioni di dollari, 834 unità abitative, 1000 abitanti, una cinquantina di attività commerciali tra negozi, ristoranti e locali. E un sogno, un obiettivo: diventare un esempio di ‘lifestyle urbanism’, diventare centro e punto di riferimento per la vita nella Silicon Valley.
Santana Row
Da quando sono arrivata in tanti mi hanno detto: ‘ Ma vai a Santana Row!’, ‘Ci sei stata a Santana Row?’, ‘Una sera dobbiamo assolutamente andare a Santana Row!’.
Anche Salvatore me ne aveva parlato: ‘Ma sì, una volta, quando ero qui in trasferta siamo andati a farci una birra a Santana Row’… E così, piano piano la curiosità in me è cresciuta.
Un giorno mentre percorrevo Steven Creek Boulevard- che è un grande stradone lungo il quale si sono posizionate tantissime concessionarie d’auto e diversi templi commerciali specializzati come il Guitar Center (strumenti musicali), Barns&Nobles (libri)- ecco che, mentre percorrevo questa strada diretta a San Josè, vedo un’insegna: Santana Row.
Non mi sono fermata, ma ho iniziato a capire di cosa stavamo parlando.
Immaginatevi un pezzo di città- città ritagliato e appiccicato sulla Cassanese.
E quando dico città-città intendo proprio il centro della città, quella parte con palazzi cinque piani, portici, piazze con fontane e alberi. Quella parte di città in cui tanto è bello passeggiare, fermarsi e mangiare un gelato…
Santana Row è come un pezzo di Corso Vittorio Emanuele estirpato e trapiantato nel bel mezzo della pianura padana.
Bello camminarci in mezzo, prendere un gelato e sbirciare le vetrine. Solo che appena attraversi la strada e guardi oltre i palazzi appare lui: il nulla. Il nulla e qualche parcheggio, ovviamente, che qui è non può mancare.
Ed ecco Santana Row di giorno! Photo by Sergio Ruiz for SPUR
L’ispirazione, in realtà, è nobile. Eppure un po’ forzata, a mio parere, la sua trasposizione. Nei vari progetti che giustificano la creazione di questa énclave si fa riferimento niente poco di meno che a Barcellona, alla sua Rambla e a tutta quella sua bellezza urbana fatta di piazze, di sedute, gradini e panchine che caratterizza il suo centro storico. Insomma, questa Santana Row è il segno evidente e tangibile che i centri commerciali classici, gli scatoloni, quelli che qui negli Stati Uniti sono nati, cresciuti e si sono moltiplicati, ormai sono ormai trapassato remoto, anzi giurassico: non si fanno più.
Perdonate la foto… Potete vedere i loft in stile recupero di ex fabbriche mai esistite
Finta chiesetta sconsacrata per vendere biscotti e dolci
E là, oltre l’incrocio il nulla 🙂
Una sera io e Salvatore abbiamo fatto un giro e ci siamo presi una birra. I bimbi erano a casa con mia sorella. C’era poca gente, forse era un lunedì, ma meglio così, mi ha permesso di rendermi conto dell’effetto città deserta.
Fa un po’ senso questa Santana Row, eppure tanta gente ha deciso di abitarci, anche alcuni conoscenti italiani. Una mia amica dice che le ricorda un po’ l’Europa, le piace uscire di casa e vedere che c’è gente in giro e non trovarsi tra le villette della Silicon Valley.
A 15 anni dalla sua realizzazione è, effettivamente, diventata un punto di riferimento e per ora… funziona.
Sua sorella
Ah, certo, volevo parlare anche di sua sorella. La sorella di Santana Row, o forse sorellastra o lontana parente, cugina, prozia. Parlo dell’area commerciale che doveva nascere qui a Sunnyvale, in pieno centro storico, e che invece è diventato l’emblema della crisi finanziaria e immobiliare che ha colpito gli Stati Uniti (e poi il mondo) nel 2008.
Pannelli per nascondere i lavori mai iniziati
Lampioni e panchine in attesa di un nuovo boulevard!
C’erano grandi progetti per costruire anche qui una sorta di Santana Row, con ristoranti, hotel da 200 camere, negozi, negozi, sale cinematografiche e ancora negozi.
Per realizzare questo progetto hanno pure abbattuto un tratto di Historic Murphy Street, che è LA strada principale di Sunnyvale (prende il nome dal fondatore della città, per intenderci). Peccato che poi si sia bloccato tutto e che sia ancora, a distanza di otto anni, tutto fermo. Sul sito del Comune di Sunnyvale assicurano che le cose si smuoveranno a breve, che finalmente la Corte ha sentenziato chi dovrà pagare per i lavori, chi potrà prendere parte al processo di ricostruzione, che a breve ricominceranno i lavori per trasformare e ricreare il cuore della città. Ma in realtà è tutto fermo.
il futuro è già qui?
Non si sa. Si dice che nella Silicon Valley ci sia il futuro, eppure io vedo tanto passato, tanti anni ’90…
Sì, certo, nei palazzi della Apple, di Facebook, di Yahoo, gli ingegneri progettano le applicazioni che guideranno le nostre vite, e in Mountain View girano le macchine di Google che stanno testando la prossima generazione di auto senza conducente.
Però rimane quel qualcosa di vecchio, un po’ trasandato, un po’ inutile che non mi convince.
Ne riparleremo.
