Silicon City · viaggio

La scuola americana: varie ed eventuali dopo un mese di Kindergarten

Questa settimana, finalmente, Carmen Sofia ha iniziato il tempo pieno a scuola.

Diciamo che, per motivi che non ho compreso a fondo, qui a Sunnyvale lo Schoold District (che prende tutte le decisioni in materia scolastica) ha deciso che per i bambini che entravano al Kindergarten sarebbe stato il caso di fare un lungo, lunghissimo periodo di inserimento.

È così che per circa un mese e mezzo tutti i bambini hanno frequentato la scuola dalle 8.15 alle 11.35: ossia tre ore. Mamme e papà, nonne e nonni sanno benissimo che il tempo che rimane tra l’arrivo a scuola e il momento di uscire per andare a riprendere i pargoli è pari a zero.

Ma visto che da l’altro ieri ho qualche ora in più, eccomi qui che finalmente posso raccontare un po’ meglio come è andato questo primo mese di scuola e di quello che mi ha colpito, positivamente, del metodo organizzativo ed educativo messo in pratica in questa scuola ammerigana.

Dedicherò un post alle cose che non mi convincono del sistema scolastico statunitense (anche se devo aspettare uno di quei giorni in cui trovo gusto nel lamentarmi di tutto), ma qui voglio sottolineare le cose belle che fino ad ora ho trovato. 

Sì, è vero che non hanno un quaderno (mamma che nostalgia del mio quaderno con i fogli su cui la maestra mi faceva fare i margini in matita viola!), è vero che sono già fissati con i test, i punteggi, con  gli obiettivi da far raggiungere al bambino nel primo trimestre e nel lungo periodo (…). Ma oggi sono di buon umore e adatto a mio piacere il consiglio di Italo Calvino, cercando di riconoscere in quanto ho scoperto n questo mese ciò che inferno non è (Le Città invisibili, ovviamente).

Cose che non sapevo

  • Fin dalle elementari i bambini cambiano maestri e compagni ogni anno. In realtà non è così male l’idea: si abituano a metodi diversi di insegnamento, a stare con compagni differenti pur avendo la possibilità di mantenere dei legami con gli amici degli anni precedenti;
  • nelle classi i banchi non sono allineati in file e colonne e spesso non sono neppure rettangolari. Nella classe di Carmen Sofia, ad esempio, i banchi sono circolari e sono disposti in modo omogeneo nello spazio.

Cuoriosità

  • Si sa che negli Stati Uniti viene posta molta enfasi sul tema dell’appartenenza alla scuola. Questo avviene soprattutto nelle high school dove ogni scuola ha i suoi colori, la sua squadra di football etc. Ma, si sa che bisogna coltivare questa idea fin dalle elementari. Così qui si sono inventati il  ‘Kindergarten color dress- up days’: ogni venerdì i bambini del Kindergarten si vestono di un colore prefissato.

Cose da cui farsi ispirare

Dare importanza alla lettura fin da bambini

Se ne parla tanto di questa importanza da dare alla lettura, del fatto che i bambini leggendo aprono alla loro vita possibilità infinite, del fatto che sviluppano empatia etc etc. E si legge sempre più spesso che l’Italia è all’ultimo posto per libri venduti, libri letti etc etc.

Non ho grandi soluzioni ma posso dirvi come qui la scuola affronta la questione nei primi anni di scuola.  Nella classe di Carmen Sofia viene dedicata alla lettura individuale quasi un’ora ogni giorno sia attraverso la lettura ad alta voce sia a tutta la classe sia attraverso la lettura ‘indipendente.’ Ogni bambino ha un partner reader con il quale trova un angolo della classe e inizia a leggere il suo libro.Ci sono due tipi di lettura: schiena contro schiena e gomito a gomito.

lettura back to back

La scuola ha anche organizzato un piccolo workshop per suggerire strategie di lettura condivisa e aiutare i genitori a trarre il massimo da questa attività: indicare le parole che si leggono, chiedere al bambino se ha idea di cosa succederà nella storia, chiedere ai bambini cosa pensano che siano i sentimenti che i personaggi provano.

Effettivamente è difficile dare un nome alle proprie emozioni ( io me ne sono resa conto leggendo un libro sulla Non Violent Comunication: ci sono un sacco di situazioni in cui non saprei dire con esattezza quali sentimenti mi animano) e per i bambini la situazione non cambia, anzi.

Quando leggo i libri ai bambini provo a interrompermi e fare insieme qualche riflessione. Solo che dalle risposte di Francesco evinco che dobbiamo lavorarci ancora un po’.

Io: Franky, how do you think is he feeling? (il protagonista sta guardando fuori dalla finestra le foglie che cadono) Franky: Surprised!

Io: Franky, how do you think is he feeling? (il protagonista sta mangiando una torta) Franky: Surprised!

Io: Franky, how do you think is he feeling? (il protagonista sta piangendo) Franky: Surprised!

Stimolare la discussione

Questione ben nota a tutte le mamme del mondo: come farsi raccontare cosa si è fatto a scuola? Effettivamente sentire la mamma che appena arriva a prenderti a scuola ti chiede: cosa hai fatto oggi, può dare un po’ di nervoso. Io capisco benissimo.

Per aiutare le famiglie a gestire questo difficile momento (?), la scorsa settimana la maestra ci ha fatto arrivare a casa un foglio con 35 domande da fare ai bambini. Sono domande che cercano di  stimolare una risposta articolata capace di dare spunto a discorsi che vadano oltre al si/no.

So che può sembrare un po’ pedante, ma può servire e può diventare un gioco.

Del resto abbiamo sempre da imparare.

Questa attenzione alla comunicazione, al tentare di tenere insieme pensiero/comunicazione/azione sembra crescere di importanza ogni anno di più. Ed è una questione trasversale, di cui si parla in tutta la nostra società e non solo qui negli Stati Uniti.

Chissà perché sembra che la mia generazione di genitori voglia essere sempre sul pezzo, sempre pronta a capire dove sta sbagliando, dove ha sbagliato, come può fare meglio. Non è una cosa di oggi e basta, lo scorso anno mi è capitato sotto mano un manuale per genitori degli anni ’80. Se in quei tempi i metodi erano più rigidi, oggi sono tutti incentrati sul positive parenting, sulla positive communication etc. Tutte cose interessanti e giuste, che ogni tanto fa bene rileggere e ricordare… ma che spesso perdono di significato e di senso e diventano semplicemente degli slogan, svuotati di senso.

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un corso online per imparare a farsi obbedire dai propri figli. Per la modica cifra di 200 dollari si poteva accedere alla versione base, 350 per la versione gold. Cosa curiosa che ho subito condiviso con Salvatore: c’è anche un pdf in cui si suggeriscono le conversazioni da avviare, a mo’ di copione, per convincere il proprio partner ad accettare di spendere quella somma per il bene della famiglia (!!!).

Come siamo messi? Un po’ bene, un po’ male.

Siti che ho guardato e siti che guardo. Che mi piacciono, che non mi piacciono, che mi fan pensare.

http://www.parent-smileandgrow.com —– riflessioni ben strutturate su quello che passa nella testa ai genitori generazione X

http://www.positiveparentingsolutions.com —– corsi per ritrovare la serenità in casa e per partecipare a qualche serie tv

http://www.scaffalebasso.it —- recensioni super articolate su albi illustrati e letteratura per bambini

http://www.natiperleggere.it — non solo gli americani amano leggere! progetti made in Italy attivi dal 1999

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