riflessi(oni) · viaggio

Ultimo Diwali in Silicon Valley

Eh sì, son passati tre anni, e tre Halloween, e tre Diwali.

E se penso a quanto son belle queste due feste così lontane culturalmente ma così intrinsecamente legate penso che sono stata davvero fortunata a passare questi anni qui, in Silicon Valley, e aver scoperto quello che Colombo non aveva trovato: l’India, gli indiani (o meglio le indiane) e la loro cultura.

è davvero buffo: dovrei parlare di Alexia, di High Tech, di Libra e di quelle robe lì.

E invece quello che più attira la mia curiosità è il mondo di queste genti che stanno ricostruendo qui la loro piccola Asia.

Genti così diverse da noi ma alla fine così simili in alcuni comportamenti e sentimenti.

Culture e pregiudizi

Gli italiani (brava gente) non li amano: puzzano-dicono-, sono fermi al medioevo, si vestono male, se fossero in Italia venderebbero rose al bar.

Io che ho la fortuna di essere cresciuta senza troppi pregiudizi culturali cerco di vedere le luci e le ombre di questo popolo. è vero che no, non è facile parlare con loro, perché costruiscono una comunità spesso chiusa, a parte.

Tanti indiani vivono negli apartments e non in case singole e hanno avuto la fortuna di trovare e costituire piccole comunità locali. Però da questo deriva anche qualche punto critico: le mamme indiane stanno con le mamme indiane e se alcune di loro parlano troppo con una occidentale, americana o europea che sia, vengono schernite dal resto del gruppo, passando come quelle che ‘fanno le bianche’. Commenti che non mi stupiscono: quante volte avete sentito discorsi simili anche in Italia, nei paesi, nei bar e in ambienti un po’ chiusi?

Le mamme indiane che tutte insieme vanno a prendere i figli a scuola

Inoltre la loquacità occidentale mette un po’ a disagio. Quel parlare di tutto senza filtri stordisce le donne indiane che sono abituate ad una maggiore riservatezza.

Esistono come sempre le eccezioni. Un giorno la mamma di una compagna di Carmen Sofia mi ha detto: ‘I am not happy with my marriage’. La confidenza mi ha stupito molto perché lei è sempre abbastanza sulle sue e poi di solito queste cose non si dicono ad una sconosciuta (per quanto simpatica).

In India i matrimoni ‘per amore’ sono molto rari. I genitori scelgono il futuro compagno o la futura compagna mettendo insieme tutta una serie di dati tra cui: provenienza famigliare, esami del sangue, data di nascita, segno zodiacale, ascendente, colore dei capelli, voti scolastici, ovviamente casta. Sembra strano vero? Sembra una cosa dell’altro mondo? Beh, dai: fino all’altro ieri facevano così anche in Italia e forse, in fondo, come ha notato una mia amica, tutte queste applicazioni di appuntamenti al buio (Tinder etc) non fanno niente di diverso.

Diwali

Un’ occasione per conoscere la cultura indiana è sicuramente la loro festività principale, il Diwali, che cade quasi sempre a fine ottobre e che celebra la luce, la vittoria del bene sul male.

In occasione di questa festa anche a scuola di Carmen Sofia c’è stato del fermento. La scuola non celebra il Diwali ma spiega ai bambini di cosa si tratta e cosa simboleggia. Molte mamme si erano fermate finite le lezioni per fare alle maestre dei bellissimi Mehndi, decorazioni realizzate con l’henné su mani e braccia (a volte gambe e in occasioni speciali anche il collo). Carmen Sofia, che sta diventando un pochino ficcanaso come la sottoscritta, si è avvicinata al gruppo di mamme indiane incuriosita e mi ha coinvolto/obbligato ad andare a farmi fare il ‘tatuaggio’. Beh, non è che ci voglia molto a convincermi…

Nel giro di mezz’ora eravamo tutti tatuati e pronti per la festa: io, Carmen Sofia e Francesco.

Mehndi sulle mani di Carmen Sofia

Il giorno dopo erano tutte contente divedermi, una mi ha anche detto: ‘è bello/buono che tu abbia aiutato’ e già che c’eravamo mi hanno coinvolto nel fare il rangoli, un disegno a terra realizzato con polveri colorate in occasione delle festività.

il Rangoli

Chissà a cosa pensano di questa bianca che vuole fare il rangoli…

Luci e ombre

Eppure il sincretismo culturale fa paura. Forse perché si rischia sempre di fare troppa confusione e di mischiarsi talmente tanto da non capire più chi siamo, quali sono i nostri valori, in cosa crediamo. Succede sia quando i nostri valori sono troppo forti, sia quando sono troppo deboli.

Ad esempio quest’anno la scuola dove andava Carmen Sofia, quella dei cristiani montessoriani, ha deciso di non festeggiare il Diwali perché lo scorso anno il festeggiamento è stato ‘troppo’. Mi fa un po’ ridere la questione perché l’85% degli studenti in quella scuola è indiana e mi sembra paradossale eliminarla del tutto dal calendario. Si poteva ridimensionare, trovare regole condivise e invece, come spesso accade quando c’è un problema, hanno preferito fare exit, eliminare il problema.

Il non festeggiamento è in linea con alcuni dei loto principi di cristiani pentacostali. Sono tra quelli che che non festeggiano nemmeno Halloween, tirando in ballo il legame tra Halloween e il demonio o cose così. Grazie al cielo anche oggi nella Chiesa Cattolica c’è chi cerca di ragionare su questo tema e dice una cosa molto interessante sulla riappropriazione delle tradizioni.

Riappropriarsi o fare proprio significa anche trovare il giusto modo di stare insieme, di festeggiare la mia e la tua tradizione culturale, cercando di mettere in luce aspetti che possano aiutare a creare nuove culture positive.

La terra è una, le genti molte. Credo che ci sia bisogno di molte luci per vedere lontano e con lungimiranza, ma bisognerà trovare modi per farlo accettando anche gli altri con le loro puzze e le loro usanze stravaganti, senza rinunciare di dire la propria su diritti, doveri, su come si costruiscono regole di convivenza.

Lanterne per il Diwali. Luci nella notte.

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